venerdì 28 gennaio 2011

Nuovo Consiglio Comunale

Per le ore 21.00 del 31 gennaio 2011 è convocato il nuovo consiglio comunale, con il seguente ordine del giorno:
1) Lettura verbali seduta consiliare del 22/12/2010.
2) Interrogazione presentata dal capogruppo consiliare sig. vitali michele per chiarimenti in merito allo sforamento del patto di stabilità interno anno 2007.
3) Conferimento delle attivita' gestionali relative al servizio idrico da parte di hidrogest s.p.a. ad una nuova società denominata hidrogest gestione s.p.a. a capitale misto pubblico e privato, con socio imprenditoriale selezionato mediante procedura competitiva ad evidenza pubblica in attuazione dell'art.23-bis comma 8 della legge n.133/2006.
4) Integrazione e modifica convenzione per la gestione del servizio di segreteria.
5) Comunicazione prelievo fondo di riserva.
6) Adesione alla proposta del ministero per i beni e le attività culturali: riconoscimento dell’accademia corale di Baccanello in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia.


Porthos

9 commenti:

Anonimo ha detto...

significa che la gestione dell'acqua sta passando silenziosamente in mano privata anche nell'Isola????????????????

Anonimo ha detto...

Purtroppo sono delle normative che il nostro governo ha sottoscritto a cui si deve ottemperare. Il problema sarà quando ci faranno pagare anche l'aria che respiriamo. Aria che come si è visto fa pure schifo.

stranos ha detto...

Con i soldi e il lavoro degli italiani nel dopoguerra si sono costruite le reti telefoniche, idriche, del metano, le autostrade, ecc.
Adesso che gli investimenti a fondo perduto sono stati fatti si passa la palla ai cosiddetti "privati" che dovrebbero gestire meglio il servizio. Sono capaci tutti a fare così: dove erano i privati quando c'era da rischiare?

Anonimo ha detto...

quella delle normative è una palla... lo dimostra il pronunciamento della consulta sull'ammissibilità del referendum per l'acua pubblica.
Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato ammissibile il referendum abrogativo sul decreto Ronchi, restituendo ai cittadini la sovranità di decidere sui beni comuni.
Tre i punti decisamente innovativi, che potranno avere effetti sulle politiche pubbliche del nostro Paese: 1) si smentisce che il diritto europeo imponga agli Stati membri di privatizzare i servizi pubblici locali; 2) si riconosce l'esistenza di un diritto pubblico europeo dell'economia, contraddicendo chi sostiene da anni la sola esistenza in ambito comunitario del diritto dei mercati e della concorrenza; 3) si riconosce ai comuni la possibilità, a seguito di referendum, di rifarsi direttamente al diritto comunitario che prevede, tra l'altro, la gestione pubblica e diretta dei servizi pubblici locali. Chi sosteneva questa tesi soltanto fino a qualche mese fa veniva guardato con diffidenza e sospetto. Lo scenario adesso cambia.
Finalmente è reso chiaro che il diritto europeo non impone obblighi di privatizzazione per le imprese pubbliche o incaricate della gestione di servizi pubblici, caratterizzandosi, al contrario, per il principio di neutralità rispetto al regime, pubblico o privato, della proprietà, che insieme ai principi di libertà di definizione e proporzionalità costituisce uno dei cardini della disciplina comunitaria dei servizi di interesse generale. La Consulta rende nudo il decreto Ronchi dinanzi alle sue mistificazioni, in particolare laddove aveva voluto una rappresentazione del quadro normativo europeo parziale e discrezionale che non sembra recepire né i principi fondanti del diritto europeo, né i suoi nuovi e più evoluti orientamenti. Lo scenario europeo di riferimento nel quale, in relazione ai servizi pubblici locali, si dischiude il quadro dei rapporti complessivi che mette in relazione istituzioni, imprese pubbliche e private, cittadini è, come ben evidenziato dalla Corte, notevolmente differente e distante da quello rappresentato e imposto dal decreto Ronchi. In particolare, mercato, concorrenza, regolazione non sono più principi dominanti, ma istituti e categorie che si collocano all'interno di quello che potremmo definire diritto pubblico europeo dell'economia, ovvero quel complesso di principi, regole, decisioni giurisprudenziali comunitarie e interne che delineano uno spazio pubblico nel quale alle istituzioni sono assegnate funzioni rilevanti, anche gestionali, e dove la sfera sociale non soccombe dinanzi al mercato. Il diritto pubblico europeo dell'economia prevede che la gestione e l'erogazione dei servizi pubblici essenziali debbano costituire un intenso collegamento con i diritti fondamentali, quale fattore irrinunciabile di coesione sociale e territoriale, elemento imprescindibile della cittadinanza europea. La regola della concorrenza risulterebbe così limitata dal raggiungimento dei fini sociali e dal rispetto dei valori fondanti dell'Unione, quali lo sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche, la solidarietà, l'elevato livello dell'occupazione e la protezione dell'ambiente, della salute, dei consumatori.
C'è dunque un'inversione di rotta rispetto a quella "dottrina dominante" che continua a recitare la liturgia della prevalenza del diritto europeo della concorrenza addirittura rispetto ai nostri principi costituzionali. Un'inversione di rotta che ora dovrà essere suggellata dai due sì al referendum.

Quindi... Hidrogest e comuni, perchè procedete ??????? Con tra l'altro un referendum che vi costringerà a fare marcia indietro...

Anonimo ha detto...

ultimo anonimo...
acQua non acua.
altrimenti nemmeno il copia/incolla che hai aggiunto mi fa cambiare idea circa la tua preparazione.

Anonimo ha detto...

a parte fare il correttore di bozze, sei in grado di contestare il merito? o Cerchi gli errori grammaticali per avere qualcosa su cui controbattere perchè non hai argomenti? Fortunatamente non si parla della mia preparazione o meno, ma della convinzione di migliaia di persone che hanno firmato per il referendum a favore dell'acqua pubblica... la cui leggittimità di pensiero è stata suggellata dalla consulta che ha ammesso il referendum.
Acqua in bocca

Anonimo ha detto...

In Italia il referendum deve essere ammesso dalla Corte di Cassazione, e non dalla Consulta, che è la Corte Costituzionale! Mai fatto un esame di diritto pubblico, vero??

Anonimo ha detto...

Quanto costerebbe a un'impresa privata mettesi a scavare, posizionare tubi, riasfaltare ecc.. per posizionare una rete idrica come quella che c'è a calusco adesso?

Se privatizziamo noi diamo via un tesoro per quattro soldi.

Anonimo ha detto...

Esame fatto. Preso 30, 16 anni fa... se non hai argomenti lascia perdere che fai solo figure di m...

La fase di controllo della richiesta referendaria assume due caratteri:
1- verifica della legittimità della procedura (da parte dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione)
2. ammissibilità del quesito, assegnata, alla competenza della Corte Costituzionale.


Mentre, a norma dell'art. 32 della legge n. 352 del 1970, l'Ufficio centrale per il referendum, istituito presso la Corte Suprema di Cassazione, è competente a pronunciarsi circa la legittimità del referendum, a norma del successivo art. 33 della stessa legge n. 352/1970, nonché dell'art. 2 della legge costituzionale n. 1 del 1953, la Corte costituzionale è competente a pronunciarsi circa l'ammissibilità del referendum.