Cari Comuni bergamaschi,qualcosa non va. È nota a tutti la lamentela continua sulla carenza di soldi e la – reale – progressiva erosione dei trasferimenti dello Stato agli Enti locali. Però bisogna anche fare i conti con gli avanzi di amministrazione che proprio nella Bergamasca assumono una dimensione notevole e inaspettata.
Considerando ad esempio i bilanci consuntivi del 2010, risulta che nella nostra provincia i Comuni si sono trovati in cassa, alla fine, ben 81.476.436 euro. Soldi non spesi e che sarà sempre più difficile spendere. A sollevare la questione sono lo Spi-Cgil e Fp-Cgil di Bergamo, pensionati e funzione pubblica, che hanno commissionato una ricerca sui bilanci dei Comuni bergamaschi all’«Ires Lucia Morosini», istituto di ricerca piemontese particolarmente attento alle dinamiche degli Enti locali. Sotto la lente dei ricercatori sono finiti i consuntivi del 2009 e del 2010 oltre al bilancio di previsione del 2011. Un esame che «evidenzia – scrivono i ricercatori – come, nonostante i progressivi tagli ai trasferimenti statali, le Amministrazioni locali non riescano a spendere tutte le somme previste in bilancio facendo maturare cospicui avanzi di amministrazione. Per quanto riguarda infatti le previsioni definitive per il 2010 (cioè i dati a consuntivo), tutti i Comuni della provincia di Bergamo hanno dichiarato avanzi di amministrazione pari a ben 81.476.436 euro».
Somma che, a livello pro capite, corrispondea 75,1 euro, ben superiore alla media lombarda (51,4 euro) e a quella italiana (circa 44 euro), con un’incidenza percentuale sul totale delle entrate correnti del 10,6% (anche in questo caso, la media lombarda è inferiore: 5,7%). La stima sul 2011 prevede un avanzo di bilancio di «soli» 10,8 milioni di euro, pari a 9,9 euro per cittadino bergamasco.
«Bisogna che i Comuni riflettano su queste cifre – dice Gianni Peracchi, segretario provinciale Spi-Cgil – perché tradiscono una certa inefficienza programmatoria. In sostanza i nostri Comuni o non sono capaci di spendere per soddisfare tutte le esigenze dei servizi, o addirittura chiedono troppi soldi ai cittadini, ne incassano troppi rispetto a quanto sarebbe necessario per erogare i servizi comunali».
Non solo. «Un problema dell’avanzo di amministrazione – aggiunge Peracchi, che peraltro si dice ben consapevole delle difficoltà in cui si dibattono i Comuni – è quello che i soldi accantonati diventano poi spendibili molto più difficilmente, perché la legge li vincola per scopi precisi. E poi non bisogna dimenticare il Patto di stabilità».
Già, il Patto di stabilità: è una specie di spauracchio per le finanze dei Comuni, «ma non è sua tutta la responsabilità degli avanzi di amministrazione», insiste Peracchi, che invita a guardare i risultati della ricerca Ires a proposito dei Comuni fino a 5.000 abitanti e quindi non soggetti al Patto: «A leggere le tabelle si scopre che per i Comuni fino a 1.000 abitanti nel 2010 c’è stato un avanzo di amministrazione di 4,4 milioni (3,1 nel 2009), nei centri tra 1.000 e 3.000 abitanti l’avanzo diventa di 11,2 milioni (8,5) e tra i 3.000 e 5.000 si sale a 16,7 milioni (11,9). Qui il Patto di stabilità non c’entra». Nelle tabelle dell’Ires spicca il dato del Comune di Bergamo: nel 2010 l’avanzo di amministrazione è stato di 14,9 milioni di euro, il più alto della Bergamasca. Con un boom rispetto all’anno precedente, il 2009, quando l’avanzo era di «soli» 2,7 milioni. E considerando i dati aggregati dei distretti, subito dopo quello di Bergamo (nel 2010 17,6 milioni di avanzo, 8,6 nel 2009) ecco quello di Dalmine, con 9,8 milioni nel 2010 (7,1 nel 2009).
Alla luce di queste cifre, l’Ires parla di «paradosso» dei bilanci locali, «da una parte sempre di più in sofferenza perquanto riguarda la capacità di soddisfare la domanda sociale, dall’altra caratterizzato appunto dalla presenza di una consistente quota di "avanzi"».
Certo, precisa la ricerca, bisogna fare tante distinzioni sui bilanci, non facili da tradurre in poche righe, «tuttavia – considera – quello dell’avanzo di amministrazione è un problema che chiama in causa soprattutto le capacità programmatorie e gestionali delle singole Amministrazioni locali». Anche perché l’avanzo si configura – precisa la Corte dei Conti – «quale risparmio pubblico, ovvero eccedenza di risorse sottratte ai contribuenti e agli utenti, rispetto alle previsioni di spesa per i servizi da erogare». Non è «utile di gestione» e, sempre secondo la magistratura contabile, se superiore alle percentuali fisiologiche rapportate alle entrate correnti (attorno al 4-6%), «può rappresentare un sintomo di eccessivo prelievo fiscale, non coerente con le reali esigenze di spesa dell’Ente locale». L’avanzo, che certo andrebbe ben individuato e spiegato caso per caso, in generale potrebbe anche essere dunque un segnale di inefficienza del Comune, dalla difficoltà di spesa all’eccessivo carico di tasse. «Forse, proprio su questo – conclude Seracchi – i nostri Comuni hanno da riflettere». (fonte eco di bergamo)
Considerando ad esempio i bilanci consuntivi del 2010, risulta che nella nostra provincia i Comuni si sono trovati in cassa, alla fine, ben 81.476.436 euro. Soldi non spesi e che sarà sempre più difficile spendere. A sollevare la questione sono lo Spi-Cgil e Fp-Cgil di Bergamo, pensionati e funzione pubblica, che hanno commissionato una ricerca sui bilanci dei Comuni bergamaschi all’«Ires Lucia Morosini», istituto di ricerca piemontese particolarmente attento alle dinamiche degli Enti locali. Sotto la lente dei ricercatori sono finiti i consuntivi del 2009 e del 2010 oltre al bilancio di previsione del 2011. Un esame che «evidenzia – scrivono i ricercatori – come, nonostante i progressivi tagli ai trasferimenti statali, le Amministrazioni locali non riescano a spendere tutte le somme previste in bilancio facendo maturare cospicui avanzi di amministrazione. Per quanto riguarda infatti le previsioni definitive per il 2010 (cioè i dati a consuntivo), tutti i Comuni della provincia di Bergamo hanno dichiarato avanzi di amministrazione pari a ben 81.476.436 euro».
Somma che, a livello pro capite, corrispondea 75,1 euro, ben superiore alla media lombarda (51,4 euro) e a quella italiana (circa 44 euro), con un’incidenza percentuale sul totale delle entrate correnti del 10,6% (anche in questo caso, la media lombarda è inferiore: 5,7%). La stima sul 2011 prevede un avanzo di bilancio di «soli» 10,8 milioni di euro, pari a 9,9 euro per cittadino bergamasco.
«Bisogna che i Comuni riflettano su queste cifre – dice Gianni Peracchi, segretario provinciale Spi-Cgil – perché tradiscono una certa inefficienza programmatoria. In sostanza i nostri Comuni o non sono capaci di spendere per soddisfare tutte le esigenze dei servizi, o addirittura chiedono troppi soldi ai cittadini, ne incassano troppi rispetto a quanto sarebbe necessario per erogare i servizi comunali».
Non solo. «Un problema dell’avanzo di amministrazione – aggiunge Peracchi, che peraltro si dice ben consapevole delle difficoltà in cui si dibattono i Comuni – è quello che i soldi accantonati diventano poi spendibili molto più difficilmente, perché la legge li vincola per scopi precisi. E poi non bisogna dimenticare il Patto di stabilità».
Già, il Patto di stabilità: è una specie di spauracchio per le finanze dei Comuni, «ma non è sua tutta la responsabilità degli avanzi di amministrazione», insiste Peracchi, che invita a guardare i risultati della ricerca Ires a proposito dei Comuni fino a 5.000 abitanti e quindi non soggetti al Patto: «A leggere le tabelle si scopre che per i Comuni fino a 1.000 abitanti nel 2010 c’è stato un avanzo di amministrazione di 4,4 milioni (3,1 nel 2009), nei centri tra 1.000 e 3.000 abitanti l’avanzo diventa di 11,2 milioni (8,5) e tra i 3.000 e 5.000 si sale a 16,7 milioni (11,9). Qui il Patto di stabilità non c’entra». Nelle tabelle dell’Ires spicca il dato del Comune di Bergamo: nel 2010 l’avanzo di amministrazione è stato di 14,9 milioni di euro, il più alto della Bergamasca. Con un boom rispetto all’anno precedente, il 2009, quando l’avanzo era di «soli» 2,7 milioni. E considerando i dati aggregati dei distretti, subito dopo quello di Bergamo (nel 2010 17,6 milioni di avanzo, 8,6 nel 2009) ecco quello di Dalmine, con 9,8 milioni nel 2010 (7,1 nel 2009).
Alla luce di queste cifre, l’Ires parla di «paradosso» dei bilanci locali, «da una parte sempre di più in sofferenza perquanto riguarda la capacità di soddisfare la domanda sociale, dall’altra caratterizzato appunto dalla presenza di una consistente quota di "avanzi"».
Certo, precisa la ricerca, bisogna fare tante distinzioni sui bilanci, non facili da tradurre in poche righe, «tuttavia – considera – quello dell’avanzo di amministrazione è un problema che chiama in causa soprattutto le capacità programmatorie e gestionali delle singole Amministrazioni locali». Anche perché l’avanzo si configura – precisa la Corte dei Conti – «quale risparmio pubblico, ovvero eccedenza di risorse sottratte ai contribuenti e agli utenti, rispetto alle previsioni di spesa per i servizi da erogare». Non è «utile di gestione» e, sempre secondo la magistratura contabile, se superiore alle percentuali fisiologiche rapportate alle entrate correnti (attorno al 4-6%), «può rappresentare un sintomo di eccessivo prelievo fiscale, non coerente con le reali esigenze di spesa dell’Ente locale». L’avanzo, che certo andrebbe ben individuato e spiegato caso per caso, in generale potrebbe anche essere dunque un segnale di inefficienza del Comune, dalla difficoltà di spesa all’eccessivo carico di tasse. «Forse, proprio su questo – conclude Seracchi – i nostri Comuni hanno da riflettere». (fonte eco di bergamo)
Porthos
4 commenti:
...un avanzo di 75 euro a testa in media...
secondo me è meglio così, bene è avere un pò di soldi sul conto corrente piuttosto che un debito.
possono sempre capitare delle spese impreviste.
Forse vogliono attacarsi a questa cifra ridicola per dare meno soldi ai comuni?
forse non ti è chiaro che non si tratta di bilanci in attivo (come una spa qualsiasi da utilizzare in dividendi) bensi di servizi non erogati. Il prelievo fiscale eccedente lo leggerei come una sottrazione indebita al contribuente, il famoso mettere le mani nelle tasche dei cittadini che "PAGANO LE TASSE" per intenderci. Se per te va bene così significa che non ti hanno sottratto niente, per me che le tasse le ho versate fino all'ultimo centesimo mi girano ad elica i "misteri"! Pensando ai tagli fatti ai non autosufficienti, non compensati da servizi da parte degli enti locali mi monta una rabbia velenosa. Tu sei ancora tranquillo? Significa che: o non hai un minimo di sensibilità verso i più sfortunati, o ribadisco "non ti hanno sottratto nulla. Trai la conclusione.
S.M.
In tutta questa analisi mi sembra manchi un dato molto importante: l'indebitamento degli enti locali italiani attraverso i famigerati derivati. Negli ultimi anni moltissimi Comuni, Province e Regioni hanno acquistato opzioni finanziarie che nel frattempo si sono sgretolate. L'Unione Europea da tempo denuncia, specie per i grandi comuni, l'indebitamento massiccio degli enti locali italiani. Temo che questo avanzo andrà in fumo non appena saranno costretti a pagare i debiti contratti con la finanza. Non credo sia il caso di Calusco, ma molte realtà dovranno fare i conti con questo. Ringraziando i nostri amministratori.
GM
Doverosa precisazione G.M., grazie! Ma conoscendo come funzionano i servizi sociali qui da noi non mi sento di decantare tanta probità!
S.M.
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