mercoledì 7 luglio 2010

Ritirato l'emendamento della vergogna!!

Il governo ha annunciato il ritiro della misura che innalzava dal 74 all'85% la percentuale di invalidità necessaria per ottenere l'assegno mensile di invalidità civile. Per chi non lo sapesse, questo assegno è una somma mensile di 256,67 euro che spetta a tutti coloro, tra i 18 e i 65 anni, con un'invalidità tra il 74 e il 99% e dispongano di un reddito annuale inferiore a 4.408 euro (con invalidità 100% scatta invece la pensione). Come si vede siamo di fronte a situazioni personali fortemente penalizzate e riconoscimenti economici che non garantiscono certo la sopravvivenza. Lo scorso anno sono stati erogati 273.726 assegni di invalidità. Siccome il provvedimento non sarebbe stato retroattivo, alla fine avrebbe portato un risparmio per le casse dello Stato di circa 33 milioni di euro. Poco più di una briciola su una manovra complessiva di 24 miliardi: eppure quella briciola avrebbe tagliato fuori da ogni sostegno circa 10 mila persone l'anno, tutte con invalidità pesanti che andavano dalla sindrome di down ai trapiantati di cuore, fino a sordomuti e a molte forme di malattia mentale. Per fortuna ieri il governo ha annunciato di aver ritirato la misura. Per oggi le associazioni che hanno organizzato una mobilitazione senza precedenti si troveranno comunque a Roma, dove era previsto un presidio davanti a Montecitorio. Presidio che assume ora il sapore di una festa per una giusta vittoria ottenuta.
Qualche lezione però da questo scampato pericolo la si può trarre. La prima è che le politiche riguardanti le persone in condizioni di grave fragilità devono essere di pertinenza di chi nel governo ha la delega al welfare. I criteri di certificazione dell'invalidità e di assegnazione degli eventuali «benefici» economici non possono essere discussi e decisi da una commissione parlamentare del tutto incompetente al riguardo e da un ministero, quello dell'Economia, che non ha alcuna voce in capitolo e nessuna esperienza specifica. Questa è materia delicata di organizzazione del welfare e lì deve restare. La seconda lezione riguarda la vitalità del mondo associazionistico che si è rivelato un vero «sindacato» pronto a portare sino in fondo la sua battaglia per i diritti dei più deboli e dei meno ascoltati. La mobilitazione ha visto schierarsi insieme sigle che in genere si trovano su posizioni distanti, come Fish e Fand, dimostrando che l'unità su certi obiettivi fondamentali dà forza a tutti. La terza lezione è una faccenda di numeri. Per difendere la sua scelta Tremonti si era difeso dietro un numero che giustificava, secondo lui, un evidente abuso dei trattamenti di invalidità. Ma i 2,7 milioni di invalidi dichiarati dal ministro non sono un numero corretto, in quanto corrisponde alle prestazioni fornite agli invalidi, non al loro numero complessivo. E sono molte le persone che assommano pensione di invalidità e indennità di accompagnamento. Per avere idee più chiare e prendere le misure più giuste e più efficaci sarebbe stato importante che l'Istat procedesse al censimento previsto per il 2011, in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia. Ma il censimento non è stato ancora finanziato. Infine una lezione riguarda anche il mondo dell'informazione, che ancora una volta ha dato prova di un'autoreferenzialità che ne spiega il progressivo declino. Per settimane i lettori sono stati tenuti in allarme sulle conseguenze del decreto sulle intercettazioni, mentre sull'iniquo provvedimento che si stava consumando sulla pelle di migliaia di persone disabili è stato mantenuto un ingiustificabile silenzio. Davvero l'informazione dovrebbe rimettere in ordine la gerarchia dei suoi valori se vuole conservare credibilità. (fonte eco di bergamo)
Porthos

1 commento:

Anonimo ha detto...

grazie alla lega è stato tolto il resto è muffa giornalistica !!!